I cannoni
LA SEZIONE CANNONI DEL GRUPPO STORICO “PIETRO MICCA”
I due cannoni sono in organico nel Reggimento di Artiglieria dell’Esercito Sabaudo del 1700.
I minatori che lavoravano nelle gallerie della Cittadella di Torino, compreso il minatore Pietro MICCA, erano inseriti nei reparti di Artiglieria.
I due cannoni del Gruppo Storico “Pietro Micca” sono repliche di un “Falconetto” ad avancarica del calibro di 3 Libbre, con palla del peso di circa Kg. 1,5.
Essi sono composti di un affusto con canna e un avantreno per il traino.
Il traino può essere effettuato per mezzo di due cavalli ed in mancanza di essi, direttamente a mano con 6/8 cannonieri. Il peso complessivo si aggira intorno ai 750 Kg.
La canna è stata riprodotta da un originale in bronzo custodito presso il Museo d’Artiglieria di Torino. Sulla canna è riprodotto uno stemma Mediceo a sei palle del 1649 (probabilmente trattasi di presa bellica) ed un’incisione con i nomi dei cannoni “Tomaso” e “Franciscus”.
L’anima della canna è liscia perché la rigatura per la stabilizzazione del proietto è stata realizzata nei secoli successivi.
Le palle del cannone in ghisa, a seconda dei calibri, potevano essere: sorde (piene) o cave; la polvere nera – introdotta nelle palle cave – esplodeva mediante una miccia che in base alla lunghezza provocava un effetto schegge all’impatto dopo la durata della traiettoria.
La gittata del tiro utile si aggirava intorno ai 250 metri. Il caricamento non sempre era a palla ma il cannone poteva essere caricato a mitraglia con ferraglia o ghiaia.
Il personale impiegato per il funzionamento era costituito da un Comandante di Sezione ed una squadra formata da un Sergente, due cannonieri e quattro serventi.
I cannonieri erano responsabili del puntamento del pezzo sia per la gittata che per la direzione.
L’alzo veniva modificato utilizzando zeppe di legno sotto la canna.
I quattro serventi – due di destra e due di sinistra – servivano per l’armamento e lo sparo: i primi due per il caricamento, il secondo di sinistra era addetto all’innesco, il secondo di destra per l’accensione dell’innesco.
Effettuato il caricamento a salve con il calcatoio si battevano sette colpi di intasamento per comprimere la carica che successivamente veniva bucata con uno spillone attraverso un forellino praticato sulla culatta (il cosiddetto foro focone); si immetteva poi dallo stesso foro la polvere per l’innesco che si infiammava con un “buttafuoco” (miccia a lenta combustione).
Dopo ogni colpo sparato si effettuava lo scovolamento per pulire l’interno della bocca da fuoco per eliminare i residui carboniosi dello sparo; per poter ottenere anche il raffreddamento della canna si impiegava uno scovolo umido di acqua.
Il Comandante impartiva tutti gli ordini sia per la messa in batteria del pezzo che per il relativo funzionamento in francese antico, lingua corrente nel XVIII Secolo nell’Esercito Sabaudo.
SCHEDA TECNICA DEL PEZZO
- Cannone o “falconetto” da tre Libbre;
- La canna è una replica di un originale che si trova presso il Museo d’Artiglieria di Torino databile attorno al 1649, con stemma Mediceo e sei palle, di probabile preda bellica, con i relativi nomi dei cannoni “Tomaso” e “Franciscus”;
- Il cannone è composto dall’affusto con la bocca da fuoco e da un avantreno per l’aggancio ed il traino;
- Peso complessivo del sistema d’arma: circa 750 Kg;
- Il traino poteva essere effettuato da due cavalli o, in mancanza di questi, il pezzo poteva essere movimentato da sei/otto cannonieri (inclusi i serventi addetti al funzionamento del pezzo vero e proprio);
- La palla da tre Libbre corrispondeva ad un peso di circa 1,5 Kg;
- Il tiro utile era di circa 250 metri.
Equipaggiamenti: un garbusiere (cassa porta munizioni), un calcatoio, una testa di scovolo, un buttafuoco, due zeppe per regolazione dell’alzo.
Personale di servizio: un Comandante, un Sergente, due cannonieri, quattro serventi.
Ordini: impartiti in francese antico, lingua corrente nel 1700 nell’Esercito Sabaudo.